
*don Francesco Della Monica
La guerra è stata a lungo considerata una delle cause principali della povertà, dell’emigrazione, della sofferenza e dell’arricchimento dell’industria delle armi e di alcuni Stati che fomentano certe rivalità. Le conseguenze della guerra sono molteplici e spesso durature, con impatti profondi sulla vita delle persone e delle comunità coinvolte. In questo articolo esploreremo alcuni dei modi in cui la guerra genera queste conseguenze e il modo in cui l’industria delle armi ne trae profitto. In primo luogo, la guerra è un’attività estremamente costosa, che richiede enormi quantità di risorse finanziarie, materiali e umane. I governi che decidono di impegnarsi in conflitti militari devono dedicare una parte significativa del loro budget alla difesa e alla preparazione per la guerra, spesso a discapito di altre priorità come l’istruzione, la sanità, la sicurezza sociale e l’assistenza ai bisognosi. Questa redistribuzione delle risorse può generare povertà e disuguaglianza, creando un circolo vizioso in cui le persone più povere e vulnerabili sono le prime a soffrire. In secondo luogo, può portare all’emigrazione forzata di milioni di persone, che fuggono dalle zone di conflitto in cerca di sicurezza e protezione. Questi rifugiati spesso vivono in condizioni estremamente precarie, senza cibo, acqua potabile o riparo adeguato, esposti a malattie, violenze e abusi. L’emigrazione forzata può generare sofferenza e trauma duraturi, con impatti sulla salute mentale e fisica delle persone coinvolte. In terzo luogo, la guerra può alimentare l’industria delle armi, che trae profitto dalla produzione e dalla vendita di armamenti a governi, gruppi armati e organizzazioni terroristiche. Questa industria può essere estremamente redditizia, generando miliardi di dollari in vendite annuali. Tuttavia, questa attività ha anche conseguenze negative sulla sicurezza globale, aumentando il rischio di conflitti armati e destabilizzando regioni intere. Infine, la guerra può generare sofferenza e trauma duraturi per le persone coinvolte, compresi i soldati, i civili e i rifugiati. La violenza e la distruzione causate dalla guerra possono avere effetti profondi sulla salute mentale e fisica delle persone, aumentando il rischio di disturbi come il PTSD, la depressione e l’ansia. Inoltre, la guerra può generare traumi intergenerazionali, trasmettendo il dolore e la sofferenza alle generazioni future. In conclusione, la guerra è una delle cause principali della povertà, dell’emigrazione, della sofferenza e dell’arricchimento dell’industria delle armi. Queste conseguenze possono durare a lungo termine e avere impatti profondi sulla vita delle persone e delle comunità coinvolte. La prevenzione dei conflitti e la promozione della pace e della cooperazione internazionale possono essere i modi migliori per contrastare questi impatti negativi e costruire un mondo più sicuro e giusto per tutti. “Non dobbiamo darci per vinti”, l’appello del Papa: “da queste ceneri può germogliare qualcosa di nuovo, da questo fallimento possiamo trarre una lezione di vita”. Come? “Se con la nostra preghiera e col nostro lavoro – la risposta di Francesco – siamo capaci di trovare soluzioni, sollecitare volontà, dare testimonianza di cos’è l’amore, la fraternità e il vero umanesimo che nasce dalla fede, vince l’odio e rifiuta la brutalità”. Bisogna credere di essere umani per staccarci dagli interessi personali e aprirci alla vita. A un anno dalla guerra in Ucraina Caritas continua a fare la sua parte, a offrire processi di rinascita nonché di sostanziale aiuto sia a intra che ad extra. La guerra, purtroppo, ha un senso: arricchisce alcuni in maniera assurda e impoverisce, uccide, distrugge e annienta il resto dell’umanità: non possiamo abituarci alla guerra, a questo assurdo sistema che contrasta la logica del Vangelo. Non possiamo continuare a essere tutti disumani, solo così potremmo dire che la guerra non ha senso!